Maurice Maeterlinck
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Maurice Maeterlinck dopo Monna Vanna, non ha saputo far altro che tradurre e ridurre Shakespeare, facendo della Tempesta una Yoyzelle, attacco di shelleyanismo epilettico in cinque atti, composto di gridi, di esclamazioni, di immagini, di frasi e di concettini, dove Prospero si chiama Merlino, Ariel si è fatto femmina, e gli amanti han preso nome Lorédan e Yoyzelle; nè ha mancato di farli abitare in un'isola meravigliosa e sconosciuta, nè di fare approdare Yoyzelle con un naufragio. Merlino è il mago delle leggende medioevali soltanto di nome, che di fatto è più cristiano di Cristo, e per sopramercato, impotente; Arielle è indovina, ma non conosce il futuro: Yoyzelle è l'amante ideale, il tipo più perfetto di amante, e non fa nulla che non abbiano fatto le eroine di O. Feuillet. Non so se valeva la pena di raccontarci una favola per tenerci fra la realtà, nè di portarci in un'isola meravigliosa per lasciarci in questo mondo, nè di parlarci d'amore sovraumano, quando è simile a quello dei romanzi. Io non mi cambierei davvero in Merlino; dovere aspettare cinque atti per esser sicuri dell'amore di una donna è troppo lungo, e punto da mago.
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